Ragazzina aggredita a Le Piagge: la madre scrive al sindaco

Una lunga lettera, quella scritta dalla madre della ragazzina aggredita nel sottopassaggio della stazione delle Piagge lo scorso 18 ottobre, al sindaco Dario Nardella.

La giovane era stata molestata da un uomo, presumibilmente extracomunitario dalla foto che era riuscita a scattargli rintracciandolo in seguito, che aveva tentato di baciarla invitandola ad andare con lui.

La madre, avvertita telefonicamente dalla figlia, era arrivata prontamente sul posto, mentre l’uomo, che aveva seguito la ragazza, le aveva lasciato 10 euro sulla panchina.

Dopo poco tempo sono arrivata sul posto – scrive la mamma -, ho cercato di consolarla e l’ho fatta salire in auto ma quando siamo arrivate al semaforo tra via della Sala e via Pistoiese, mia figlia, già in stato di shock, ha emesso un urlo disumano indicandomi che l’aggressore era fermo al semaforo”.

E’ a questo punto che l’uomo è stato fotografato dalla donna che poi si era recata dai carabinieri per la denuncia.

Ecco la lettera integrale che la donna ha inviato al sindaco di Firenze Dario Narella.

Gentilissimo sindaco Dario Nardella,
le scrivo questa lettera per metterla al corrente di un fatto molto increscioso di cui mia figlia è stata vittima non più tardi di venerdì 19 ottobre. Mi chiamo C., abito nella zona di Brozzi. Mia figlia ha quattordici anni e per questo frequenta il primo anno dell’istituto (omissis). Per recarsi a scuola prende tutte le mattine il treno che parte dalla stazione Le Piagge.m Scende alla stazione di Firenze Santa Maria Novella e da lì prende un secondo treno fino alla Stazione di Firenze San Marco Vecchio. Al ritorno riprende il treno, ma solitamente, una volta scesa a Firenze Santa Maria Novella, prende la tramvia fino alla fermata di Porta al Prato, dove io l’aspetto in auto ed insieme andiamo ad attendere l’uscita da scuola dell’altro mio figlio. Venerdì lei sarebbe entrata a scuola alle 8,30 per uscire poi alle 10,30. Io a quell’ora mi sarei trovata con suo fratello, quindi le ho detto di tornare a casa da sola. Dopotutto ha 14 anni e deve anche avere la sua libertà di muoversi come preferisce e, le ricordo, stiamo parlando di un orario «normale»: pieno giorno, piena luce.

Attorno alle 12 mia figlia scendendo dal treno alla Stazione Le Piagge, si è accorta di essere sola e, essendo scesa al binario 2, di dover passare dal sottopassaggio per tornare a casa. Purtroppo (e, ahimè, ripeto: PURTROPPO) è stata educata alla «vecchia maniera»: le regole vanno rispettate, non si attraversa con il semaforo rosso, si attraversa solo sulle strisce pedonali anche se sono distanti, NON SI ATTRAVERSANO I BINARI. Al momento che ha iniziato ad impegnare il sottopassaggio (L’UNICO MODO PER TORNARE A CASA SENZA ATTRAVERSARE I BINARI) è stata avvicinata da uno del tanti balordi che ci sono in questa zona. Questo elemento, che non merita né di essere chiamato uomo, né di essere chiamato animale (perché gli animali non si comportano certamente così), le ha preso la mano, gliel’ha baciata, le ha offerto di andare a prendere da bere qualcosa insieme, di andare a fumare, di andare ad appartarsi nelle zone verdi ed isolate lì vicine, ha provato a baciarla più volte sulla bocca senza mai lasciarle la mano. Lei fortunatamente è riuscita a fuggire e a correre via. Mi ha chiamata per sentire come stava suo fratello, ma sentivo che la sua voce era strana. Lei, signor sindaco, non conosce mia figlia: è una ragazzina dolce, sensibile, che si preoccupa molto più degli altri che di se stessa. E non lo dico perché sono sua madre, se avesse modo di conoscerla concorderebbe in pieno con me.

Mia figlia, sapendo che ero ancora impegnata con suo fratello, non mi voleva raccontare niente per non farmi preoccupare. Ho dovuto insistere non poco per capire cosa le fosse successo. Quando sono riuscita a farmi raccontare l’accaduto, mi sono fatta dare la descrizione di questo «essere» e le ho detto che avrei riattaccato per chiamare immediatamente il 112 e passare alle forze dell’ordine il luogo, la descrizione e i pochi dati in mio possesso e che l’avrei raggiunta nel minor tempo possibile. Una volta finita la telefonata con il 112, l’ho chiamata nuovamente per cercare di tranquillizzarla in attesa del mio arrivo, ma ho avuto l’amara sorpresa di trovarla ancora più sconvolta in quanto nel frattempo questo maledetto l’aveva avvicinata un’altra volta, le aveva chiesto perché piangesse e le aveva lasciato una banconota da 10 euro sulla panchina dove lei era seduta. Fortunatamente Dio mi ha fatto trovare tutte le strade libere per arrivare da Viale Morgagni alle Piagge (e questo è veramente un miracolo!), così in poco tempo sono riuscita a raggiungerla restando sempre in contatto telefonico con lei per cercare di tranquillizzarla.

Dopo pochi minuti sono arrivata sul posto, ho cercato di consolarla come meglio potevo e l’ho fatta salire in auto. Quando sono arrivata al semaforo fra via della Sala e via Pistoiese, mia figlia, fortemente in stato di choc, ha emesso un urlo disumano indicandomi una persona ferma al semaforo: era lui! Sono riuscita a scattargli un paio di foto e, su suggerimento della centrale operativa del 112, siamo «volati» alla caserma dei carabinieri di Peretola per sporgere denuncia e lasciare la foto di questo soggetto. Mia figlia, come le ho già detto, era in forte stato di choc, piangeva, tremava, e quindi ho deciso di portarla al pronto soccorso del Meyer, dove i medici e tutto il personale sanitario sono veramente fantastici.

Fortunatamente la situazione alla stazione non è degenerata e la violenza è rimasta «solo» psicologica, niente di fisico o di sessuale. MA STIAMO PARLANDO DI UNA RAGAZZINA DI 14 ANNI! Una ragazzina che non ha ancora dato il primo bacio ad un ragazzo e che adesso, quando arriverà quel momento magico, che tutti noi abbiamo aspettato con tanta trepidazione, lei lo vivrà come un incubo perché le riporterà alla mente la brutta situazione che ha dovuto vivere. E con quale animo potrà affrontare la stazione delle Piagge cinque giorni su sette? Io potrei anche andare a portarla e a riprenderla da scuola tutti i giorni, ma non lo trovo giusto. Io voglio vivere in una città sicura!!! Voglio che i miei figli (e tutti i ragazzi) siano liberi di potersi muovere a loro piacimento nella loro bellissima città. Voglio essere certa che se esco da casa a fare la spesa, non venga derubata (come è successo ai miei genitori il 10 agosto). Voglio essere certa che se esco di casa mezz’ora, quando torno non mi trovo i ladri in casa (come è successo ad almeno quattro famiglie molto vicine a me quest’estate). Voglio essere sicura che se lascio parcheggiata l’auto per la notte, la mattina non abbia l’amara sorpresa di trovarmi i finestrini spaccati perché non mi ero accorta che dalle tasche mi erano caduti 2 euro e qualcuno per rubarli mi ha rotto il vetro per prenderli (come mi è successo due anni fa). Non voglio aver paura a camminare per strada la sera quando porto il cane a fare l’ultima passeggiata della giornata.

Non voglio dovermi alzare tutte le notti, quando mio marito esce per andare al lavorìo per rimettere il paletto alla porta per paura che entrino i ladri, visto che ad agosto nella casa di fronte alla mia non si sono peritati ad entrare con i proprietari dentro. Vede signor sindaco, non si vive bene con la paura! Quello che è successo a mia figlia, potrebbe succedere a tanti altri e tante altre volte. Anche se prendessero questo balordo, lo sbattessero in galera e ne buttassero via le chiavi (magari!) ce ne sarebbe sempre un altro pronto a prendere il suo posto. Non ne faccio neanche una questione di etnia, i balordi non ne hanno! Però noi cittadini vorremmo sentirci un po’ più sicuri. Da cittadina le dico che credo fortemente nelle forze dell’ordine e non nel Far West, da mamma le dico che se mi trovassi davanti questo elemento un’altra volta non so come potrei reagire. Provi per un attimo a mettersi nella mia situazione: lei come avrebbe reagito se sua figlia l’avesse chiamata sconvolta per quanto le era appena accaduto?

La zona delle Piagge è frequentata da troppe persone poco raccomandabili, gli spacciatori sono di casa nei giardini dove giocano i bambini e non si vergognano a spacciare in pieno giorno per la strada. Sicuramente dopo questo episodio farò una raccolta di firme fra i quartieri di Brozzi e Peretola per chiedere di mettere in sicurezza il luogo in cui viviamo e che cercherò di consegnare a lei, all’assessore per la sicurezza urbana Federico Gianassi, al presidente del Quartiere 5 Cristiano Balli, alla Questura di Firenze, al Comando Provinciale dei Carabinieri, al Commissariato di Polizia di Rifredi, alla Stazione dei Carabinieri di Peretola. So che lei è un sindaco vicino ai cittadini: si è divertito e ci ha fatti divertire stando in mezzo ai nostri ragazzi durante la festa per la presentazione delle squadre dell’Upd Isolotto. Spero che prenda a cuore la situazione in cui ci troviamo a vivere nostro malgrado e che il brutto episodio in cui si è trovata mia figlia non sia vissuto più da nessuno perché, le posso garantire, i pezzettini rotti da rimettere insieme sono veramente tanti.

 

Il sindaco ha dato subito risposta alla madre della ragazza dicendosi disponibile ad un incontro, per “poterle raccontare quanto noi proviamo a fare – senza la pretesa di essere infallibili – per migliorare le condizioni di sicurezza urbana nella nostra Firenze. Mi piacerebbe condividere con lei idee, progetti e misure che fino a ora non siamo riusciti ad attuare o che semplicemente non abbiamo sufficientemente valutato

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