Storia di Brozzi

La storia di Brozzi, uno dei borghi più antichi di Firenze.

Brozzi è un sobborgo di Firenze, situato nella periferia occidentale. Confina con il Comune di Campi Bisenzio a ovest e con quello di Sesto Fiorentino a nord. A sud con il fiume Arno. Si trova nel Quartiere 5 – Rifredi di Firenze.

I suoi abitanti sono chiamati Brozzesi.

Nonostante sia diventato un moderno centro urbano, conserva ancora oggi la sua anima di antico borgo medievale sulla strada che un tempo collegava Firenze e Pistoia.

Storia di Brozzi

Il borgo di Brozzi, come quello adiacente di Quaracchi, ha origini medievali. La sua antica struttura era quella di un agglomerato di case fuori dal centro di Firenze, lungo una strada parallela all’Arno.

Le memorie, rimaste superstiti nel tempo, risalgono al Secolo IX. La più antica riguarda Quaracchi e risale all’anno 866. Mentre la pieve di Brozzi è citata da Gregorio VI nel 1046 ed è relativa alla Chiesa di S. Donnino a Brozzi e in un documento del 25 luglio 1051 col quale uno dei Cattani di Cercina vendette alcune proprietà, alcune delle quali poste proprio nella pieve di Brozzi.

Nel 1325 il signore di Lucca, Castruccio, in guerra con Firenze, mise il suo campo proprio nelle terre di Brozzi e di Peretola, saccheggiando le terre di Campi, Brozzi e Quaracchi.

Bucaioli – renaioli Brozzi 1937

Nell’epoca medievale e rinascimentale la sua economia si basava sulla coltivazione di alberi da frutta, canapa, granaglie, fieni, saggina e dei gelsi. Era molto florida anche la pesca di granchi e gamberi dal fiume Arno e dai fossi dell’Osmannoro.

Tra il Settecento e l’Ottocento Brozzi ebbe un grande sviluppo economico grazie lavorazione della paglia, prevalentemente cappelli, che divennero rinomati in tutto il mondo. Fu proprio in quell’epoca, precisamente nel 1809, che la Granduchessa di Toscana Elisa Baciocchi (sorella di Napoleone) costituì la Mairie, ovvero, il Comune, di Brozzi.

Lo stemma del Comune di Brozzi, adottato durante l’Unità d’Italia, mostrava una palude con delle montagne sullo sfondo, due uccelli acquatici in volo in un cielo nuvoloso. L’immagine ritraeva probabilmente la piana dell’Osmannoro, che allora faceva parte di Brozzi.

Fu un comune autonomo fino all’anno 1928. Poi, con l’espansione comunale di Firenze, fu suddiviso tra i comuni di Firenze (le frazioni di Quaracchi, Peretola, Petriolo e La Sala), Campi Bisenzio (San Donnino), Sesto Fiorentino (Osmannoro) e Signa (San Mauro a Signa). Prima della suddivisione il comune di Brozzi era molto esteso (circa 16 km²) e contava circa 12.000 abitanti. Confinava con Firenze, Signa, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino e Casellina e Torri (divenute poi Scandicci nel 1929).

Nella frazione di San Donnino aveva sede anche una famosa industria chimica, l’Ausonia.

Brozzi fu anche protagonista nele lotte sociali e politiche, grazie al diffondersi dell’associazionismo popolare (Società di Mutuo Soccorso). Le “trecciaiole” di Brozzi si resero infatti protagoniste delo sciopero del 1896. A cui seguì lo sciopero del pane del 1898.

Nel 1909 fu eletto un sindaco socialista, Giuseppe Ceramelli. Fu governato dalla sinistra fino al 1923.

Nel 1928, con il Regio Decreto 2562 1/11/1928 della riforma fascista, il comune di Brozzi smise di esistere.

 

Monumenti di Brozzi

Interni Chiesa San Martino a Brozzi
Chiesa San Martino a Brozzi

La Chiesa di San Martino a Brozzi si trova in via San Martino a Brozzi. Era un’antica pieve romanica, già citata in documenti del 1046. Fu ristrutturata tra il 1880 e il 1894 e dopo l’alluvione del 1966 che colpì l’intera città di Firenze, quando fu recuperato anche l’antico chiostro. Nella facciata sono ancora visibili i tre portali rinascimentali, quello centrale risalente al Cinquecento. Al centro della facciata il rosone circolare chiuso da una vetrata moderna che raffigura la colomba dello Spirito Santo. Poco più indietro la torre campanaria con mattoni a vista. L’interno della Chiesa è a tre navate separate da archi a tutto sesto che poggiano su pilastri quadrangolari. All’interno si trova il fonte battesimale ricostruito nel 1474 con le lastre marmoree del più antico risalente al XII secolo. Due tavole del ‘400 ed una tela ad olio di Lorenzo Lippi, che raffigura la Santa Maddalena e San Pio V in adorazione dell’Eucaristia. Il Crocifisso, in legno, risale alla metà del Cinquecento. L’organo a canne, costruito intorno al 1939, a trasmissione elettro-pneumatica.

 

Piazza Primo Maggio sede del Comune di Brozzi fino al 1929

Piazza Primo Maggio risale all’Ottocento, un grande spiazzo con giardino alberato sulla strada che portava a Poggio a Caiano. Qui si trovava l’antico edificio sede del Comune di Brozzi fino al 1929.

Oggi l’edificio è adibito a scuola e asilo. Nella piazza esiste ancora il giardino alberato, con panchine e giochi per bambini. E’ il punto centrale di ritrovo della Festa Medievale che si svolge ogni anno a settembre, sede del piccolo mercato rionale del sabato e talvolta, soprattuto in estate, di spettacoli tetrali all’aperto.

 

Il Torrione in Via di Brozzi

Sulla principale Via di Brozzi si erge il Torrione, una struttura ad uso difensivo del Medioevo (XII Secolo) che apparteneva al Palazzo Orsini Baroni, già Strozzi. Una famiglia medicea molto conosciuta, infatti una volta sul Torrione si ergeva lo stemma dei Medici.

Oggi nel palazzo ha sede il genio civile per la sorveglianza idraulica dell’Arno e del Bisenzio.

E’ anche l’attuale dimora del “cigno nero di Brozzi”.

La sua struttura è caratterizzata da contrafforti con un portale e alcune finestre inginocchiate.

 

 

Sesto Cajo Baccelli

Nei pressi di questo Torrione viveva, un tempo, lo Strolago di Brozzi, meglio conosciuto come Sesto Cajo Baccelli (quello del lunario azzurro che si comprava in edicola all’inizio di gennaio), nipote di Rutilio Benincasa. Era un tipo strano, si diceva che “riconosceva i pruni al tatto e la merda al puzzo“, il che ne lasciava intuire la scarsa propensione all’arte dell’indovino.

Quando qualcuno vedeva un indovino in televisione che non ne azzeccava una, era solito dire “Pare lo strolago di Brozzi“.

Nonostante questo, i suoi libriccini sono sempre stati molto venduti, apprezzati e perfino imitati, come dall’altrettanto famoso Calendario di Barbanera.

 

 

Oratorio Madonna del Pozzo a Brozzi

Sulla stessa via si trova anche l’oratorio della Madonna del Pozzo, che contiene un’immagine proveniente da un tabernacolo che si dice essere miracoloso.

Interno Oratorio Madonna del Pozzo

Il piccolo oratorio risale al XVII Secolo, ha una facciata a capanna con al centro il portale. Sopra un frontone triangolare e due finestre rettangolari. In alto una terza finestra, con arco ribassato e una moderna vetrata raffigurante la Madonna col Bambino.

L’interno è a navata unica, con soffito a travi di legno a vista. Qui si trova l’altare e al centro una tela secentesca con l’affresco della Madonna col Bambino del XV Secolo. Sempre all’interno un tabernacolo vicino ad un pozzo, ritenuto miracoloso dagli abitanti nella tradizione popolare.

 

La Festa Medievale di Brozzi

 

 

Citazioni letterarie

Nel poema “Il Malmantile racquistato” di Lorenzo Lippi del 1647 si narra della pessia fama che doveva avere il vino di Brozzi.

«Ma che? siccome ad un che sempre ingolla
del ben di Dio, e trinca del migliore,
il vin di Brozzi, un pane e una cipolla»

«Nanni Russa del Braccio, ed Alticardo
conducon quei di Brozzi e di Quaracchi,
che, perché bevon quel lor vin gagliardo,
le strade allagan tutte co’ sornacchi.»

Nel 1593 il Collegio degli Osti di Firenze lanciò una condanna all’Accademia della Crusca dove si diceva che ai dotti linguisti non venisse servito altro che il pessimo vino delle “Cinque Terre di Toscana“, che poi erano Brozzi, Quaracchi, Peretola, San Donnino e Lecore. Infatti, il vino di queste terre, era considerato particolarmente cattivo, con sapore di muffa e di botte, di cuoio e di secco.

Non andava meglio agli abitanti di queste terre, che furono capaci di farsi riconoscere una triste nomea, riprodotta dal famoso proverbio fiorentino, che cita testualmente “Peretola, Brozzi e Campi, peggio genìa che Cristo stampi“.

Brozzi ed alcune frazioni sono citate anche da Aldo Palazzeschi nel romanzo Sorelle Materassi.

Il compositore Gaetano Donizetti ambientò la sua opera Le convenienze e le inconvenienze teatrali del 1827 in un teatro di Brozzi.

Nel 1963 Brozzi fu conosciuta in tutta Italia grazie a una trasmissione Rai condotta da Raimondo Vianello, il Giocondo, in cui si presentava nel personaggio Osvaldo Bracaloniche ripeteva frasi del tipo “Noi di Brozzi, più che tu ci sfotti e più che tu ci aizzi” e ancora “Io so’ di Brozzi, e a Brozzi, o tu digiuni o tu t’ingozzi